“L’attitudine corretta è quella che vede la fatica e la affronta, senza scegliere la via più comoda. Le grandi conquiste della vita interiore cominciano da quelle piccole, nell’esistenza pratica. Prendo le scale e non l’ascensore, mi alzo da tavola con il senso della fame e non mi abbuffo, non metto il condizionatore d’aria o il riscaldamento al massimo, sopporto un pò di caldo o di freddo.

Assecondare il corpo nel suo desiderio di comodità vuol dire spingere lo spirito nella nebbia dell’ottusità. Magari avremo grandi parole sulla bocca, ma dietro quelle parole ci sarà solo lo scheletro, in fil di ferro, di un manichino. Il corpo adora essere viziato e, più cose gli si danno, più ne desidera. La nostra società fugge la fatica come il più spaventoso degli spettri. Facilità, immediatezza sono le uniche vie praticate e con risultati, purtroppo, ben visibili.

Quella che vediamo intorno a noi è una società fragile, malata, inerme, in profonda decadenza. Una civiltà che cede a tutte le tentazioni, tranne a quella della fatica. Eppure la fatica è l’essenza stessa della nostra vita e di tutte le creature. Senza fatica, non c’è costruzione.

Senza costruzione, non c’è senso. Ecco che, allora, arriva la disperazione, la depressione e gli attacchi di panico. Tra noi e le bottiglie che si fanno trasportare dalla corrente non vediamo alcuna differenza.”

Susanna Tamaro (1957), Più fuoco più vento