Possiamo conoscere a menadito la Bibbia ma non incontrare Dio nel cuore. Possiamo studiare, ma non incontrarlo. Solo la sapienza dell’Amore ci avvicina a Lui

«Chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da Lui ed Egli mi ha mandato» (Gv7,28).

Conoscere Dio significa fare esperienza del Suo Amore. Possiamo conoscere le Scritture ma non incontrare Dio nel cuore. Possiamo studiare, ma non incontrarLo. Mi vengono in mente le parole di San Francesco a Sant’Antonio di Padova: «A frate Antonio, mio vescovo, frate Francesco, salute! Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in tale occupazione, tu non estingua lo spirito della santa orazione e devozione, come è scritto nella Regola. Stai bene».

Lo spirito di preghiera del cuore, la devozione ed umiltà di cuore, sono la Via per incontrare Dio e farne esperienza nell’Amore concreto che cerca di vivere il Vangelo. La prima Regola di Francesco altro non era che il Vangelo da cercare di vivere sine glossa, alla lettera. Troppe volte ci perdiamo in ciò che non conta. La Parola di Dio, come diceva San Giovanni Crisostomo, sprigiona la Sua Potenza come le pietre focaie, strofinandole, accendendo una scintilla, dedicandoci tempo e poi alimentando quella fiamma che necessita di cura nella preghiera incessante del cuore e nel cercare di metterla in pratica. Come conoscere Dio allora?

Immergendoci con umiltà e perseveranza nel meditare, pregare e vivere il Vangelo che ci chiama ad amare il fratello perché «non si può amare Dio che non si vede» se non si è concreti nell’amore verso il prossimo. Passando dalla teoria alla pratica. Come spesso ho sentito dire a Chiara Amirante: «Tra il dire e il fare c’è di mezzo l’Amore» e «l’amore non è cieco, ma ci vede molto bene: ci dona lo sguardo di Dio su di noi, verso il prossimo e sulla realtà in cui siamo chiamati a vivere» con i piedi per terra e lo sguardo verso l’orizzonte eternità.