Lc 1,26-38.         “L’Angelo entra da lei”: non fermiamoci alle pitture che rappresentano Maria in un tempio a pregare. Pensiamo invece, che l’Angelo entra da lei, nel suo intimo, nel suo cuore, nel luogo più interno del suo essere. L’Angelo deve incontrare il cuore di Maria, perché ha un messaggio sublime (“Gioisci…”): nel nostro piccolo lo Spirito in questi giorni ha riattivare questa fede-gioia.

 Dio non vuole solo passare accanto… Vuole entrare. Non passa di fretta, vuole fermarsi. Non sfiora l’esistenza, la segna. Come, spero, sia capitato anche a noi. Non passa oltre, ma sta alla porta e bussa. Non bastano nozioni nutrono la mente; le emozioni non bastano perché passeggere e volubili; occorre far entrare la Parola nella vita e impiantare la sapienza di Dio nei cuori.

 E cosa porta Dio quando “entra”? Trasfigura e stravolge l’esistenza: per questo che Maria si sente turbata (cioè con l’animo sotto sopra). Anche noi apostoli, annunciatori e testimoni del Vangelo, dovremmo sentire profondo stupore. Passare dalle piccole prospettive della logica umana a quelle grandi della promessa di Dio, dei suoi orizzonti. La risposta la troviamo nelle parole rivolte a Maria e anche a noi (nella nostra vocazione-missione…).

  •  Non temere: questo invito intronizza Maria nella storia salvifica, assieme a tanti chiamati ed eletti (Paolo, Alberione; anche ognuno di noi) a cui il “non temere” anticipava una missione peculiare, ma anche paradossale. E avviene a Nazareth, non a Gerusalemme, nei palazzi, né al Tempio…
  • Il risuonare del “tu” annuncia un coinvolgimento a cui Maria non è abituata, se non altro per la cultura in cui è immersa: Tu concepirai… tu darai alla luce… tu chiamerai… Dio chiede una sua partecipazione attiva nel dare un nome, un volto, una concretezza, una visibilità a tutto ciò che ora è custodito nel mistero. Dio, pur avendo mille modi per realizzare il suo disegno, non lo fa senza di noi, scegliendo poi sempre il piccolo, il povero, il semplice di cuore. Quanto avviene in tutta la Bibbia.

“Non conosco uomo”: abbiamo sempre inteso questa espressione secondo un’unica accezione, come se Maria dicesse: “Non ho relazione sponsale con Giuseppe…”. Ma la frase può anche voler dire: come potrà questo Figlio essere grande se il mio uomo è povero e semplice? Come regnerà su Israele, se il trono è nelle mani di Erode potente e la sua forza non ha niente a che vedere con la mitezza-piccolezza mia, di Giuseppe? La risposta dell’angelo invita Maria (e anche noi) a compiere nella fede tre passaggi. 

  • Il passaggio dall’uomo a Dio. Lo Spirito Santo, la potenza dell’Altissimo, Dio a cui nulla è impossibile, ecco chi agirà in lei. La prima attenzione va posta sull’Altissimo non sulla povertà del chiamato. Dio prima di tutto e poi noi benedetti da Lui…
  • Il passaggio da spettatore a protagonista. Scenderà su di te… Coprirà te con la sua ombraTu concepirai… Colui che nascerà da te Dio non ci elegge usandoci come vasi vuoti, Dio realizza insieme a noi, chiedendo il nostro contributo, investendo tutte le personali energie, capacità: “da parte nostra ci impegniamo a cercare con pieno cuore…” (Cf il Patto).

 “Eccomi”: quando Maria accetta di compromettersi e coinvolgersi con il Signore, non fa altro che dire Eccomi! Si mette al servizio! Lei aveva un nome Maria, Dio le dà un altro nome importante “Piena di Grazia”; lei se ne dà uno suo nuovo: “Eccomi, sono la serva del Signore”. Chi ascolta e non mette in pratica, dice Gesù è uno stolto. Maria dice Eccomi e infatti parte subito e svelta, per portare Cristo e lo Spirito alla cugina Elisabetta e a Giovannino in grembo. Spendersi per Lui ne vale sempre la pena, non ne rimarremo mai delusi, vedremo cose che ora non vediamo: “Dio non vuole fare niente all’uomo senza l’impegno dell’uomo”! (Sant’Agostino).