La volontà di Dio si esprime tramite il nostro corpo: il primo ambito della santità non è la preghiera, ma il corpo: “il nostro corpo è tempio dello Spirito Santo”: dunque glorificare Dio con il proprio corpo:

“Vi esorto fratelli ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale”= di che sacrificio si tratti è detto da una triplice precisazione: vivente, santo, gradito a Dio. Il più interessante è il primo termine: quel che conta non sono le cose, ma la vita; e in concreto verrà esemplificato da tutti i suggerimenti successivi sulla carità e su altri valori. Molto significativa è l’espressione “offrite i vostri corpi: i corpi, cioè tutta la persona concreta, con le sue relazioni, come si esprime in pienezza all’esterno e non semplicemente una parte dell’uomo. Dunque un culto concreto e visibile, non puramente interiore. Come hanno saputo fare tutti i santi come: il beato don Alberione. Beato don Puglisi, san Giovanni Bosco, san Vincenzo de Paoli, santa Teresa di Calcutta….

Culto razionale è il culto vero, autentico, logico, degno di Dio e dell’uomo. Il culto razionale consiste nella non conformazione al mondo e la trasformazione della mente da cui discendono tutti gli atteggiamenti da assumere, e che in seguito Paolo elenca. Paolo pensa piuttosto due usi del mondo, pensa a due modi di possederlo, cioè a due modi di gestire l’esistenza.

Non si tratta di offrire qualcosa di nostra proprietà, bensì noi stessi; e non di uccidere un animale ma di essere vivi per Dio; e non solo come disposizione interiore ma anche in un atto di obbedienza concreta e quindi fisicamente. L’apostolo chiama razionale il culto che si attua là dove la potenza della misericordia divina è giunta. Una potenza che introduce nell’esistenza un cambiamento, in un continuo discernimento critico tra la realtà di Dio e la volontà dell’uomo. Si tratta di un culto che coinvolge l’uomo intero (mente, volontà, sensibilità…).