Dopo il grande successo in Francia, arriva in Italia per il Giubileo lo spettacolo dedicato alle apparizioni mariane di cui fu testimone nel 1858 la giovane veggente, interpretata da Gaia Di Fusco, alla grotta di Massabielle. Prima del debutto ufficiale del 16 gennaio all’auditorium di via della Conciliazione (dove resta per un mese), lo spettacolo offerto a famiglie indigenti, profughi e volontari invitati dall’Elemosineria Apostolica

In Francia è diventato quasi un caso con un successo da quattrocentomila spettatori. Nel 2026 sbarca negli Stati Uniti (tappe previste a Broadway, Boston Washington), poi in Polonia e America Latina.

Per il Giubileo il musical Bernadette de Lourdes arriva invece in Italia dove debutta a Roma, all’Auditorium di via della Conciliazione, il 16 gennaio, e qui resterà per un mese, per poi proseguire il tour: l’8 marzo al Teatro PalaPartenope di Napoli, il 15 e il 16 marzo al Teatro Team di Bari e il 28, il 29 e il 30 marzo al Teatro Alfieri di Torino.

Prodotto da Roberto Ciurleo ed Elenoire De Galard, artefici oltralpe di grandi show come I tre moschettieri, Saturday Night Fever e Robin Hood, insieme al coproduttore Gad Elmaleh, lo spettacolo ha libretto e regia di Serge Denoncourt e arriva da noi grazie alla produttrice italiana Fatima Lucarini, con l’adattamento del paroliere Vincenzo Incenzo e Gaia Di Fusco nei panni della protagonista.

Nel cast, in totale 22 artisti in scena, c’è David Ban, che anche nella versione originale interpreta con grande temperamento suo padre, e poi Chiara Luppi nei panni della madre, Fabrizio Voghera (già nel Notre Dame de Paris di Cocciante) in quelli dell’abate Peyramale e Christian Ruiz che è lo scettico commissario Jacomet che indaga, e non crede, a ciò che Bernadette, che ha appena 14 anni, dice di aver visto. Ossia, la “signora vestita di bianco” che l’11 febbraio 1858 le appare per la prima volta vicino alla grotta di Massabielle, a Lourdes, sulle rive del Gave.

Il musical racconta, sotto forma di inchiesta, la storia di questa ragazzina indomita che va dritta per la sua strada, senza isterismi o manie di protagonismo, riferisce quel che le è accaduto e non si impressiona davanti a chi indaga. «La sua figura», afferma Fatima Lucarini, «è più che mai attuale oggi perché incarna il coraggio di essere sé stessi. Bernadette era una ragazza semplice, proveniente da una famiglia povera, che ha avuto il coraggio di restare fedele alla sua esperienza e alle sue convinzioni nonostante lo scetticismo e le pressioni della società e delle autorità del suo tempo. In un mondo in cui si affrontano sempre più sfide legate all’identità personale e alla pressione sociale, la sua figura rappresenta un modello di autenticità, incoraggiando a mantenere la propria integrità anche quando si è incompresi o isolati».

Uno spettacolo affascinante, costruito sapientemente, con ritmo e un linguaggio, quella della musica, in grado di parlare anche ai giovani: «Scenografie suggestive, e performance straordinarie rendono lo spettacolo un’esperienza artistica apprezzabile da tutti», sottolinea Roberto Ciurleo, «inoltre credo che la musica sia un veicolo ideale per raccontare la storia di Bernadette», «la sua vicenda, oltre ad essere ricca di spiritualità, contiene anche elementi umani universali come la speranza, la sofferenza, il coraggio e la perseveranza. Questi temi possono toccare profondamente il cuore dei giovani, che spesso cercano di dare un senso alla propria vita, e la musica che accompagna questa bellissima storia riesce a coinvolgere anche il pubblico laico che non ha familiarità con i temi religiosi».

Quelle apparizioni del 1858 seminarono il caos a Lourdes. «Oggi la vediamo come una città meta di pellegrinaggi, immersa in quell’atmosfera spirituale tipica del luogo, ma un tempo non era così», dice Cristian Ruiz, che interpreta il commissario Jacomet. «Dobbiamo immaginare la Lourdes del XIX secolo come un paesino di montagna, dove un evento come l’apparizione della Madonna avrebbe potuto seminare il caos tra la gente, e la preoccupazione del commissario era quella di mantenere l’ordine. Certamente rimase colpito dalla figura di Bernadette, in particolare dalla sua assoluta fermezza nel confermare quanto aveva vissuto. Personalmente, se dovessi vestire i panni di Jacomet anche nella vita reale, sarei contento se qualcuno dovesse diventare una specie di tramite di un messaggio d’amore e di pace, come quello che ricevette Bernadette. Purtroppo, ce ne sono davvero pochi oggi e ne avremmo un grande bisogno».

«A differenza di Jacomet, che convoca la veggente per interrogarla, l’abate Peyramale viene raggiunto da Bernadette», racconta Fabrizio Voghera, chiamato a indossare i panni del presbitero francese. «Anche se un po’ tardivamente, Peyramale è tra i primi a credere alla ragazza. All’inizio la reputa una bugiarda, ma in seguito cercherà di proteggerla dall’attenzione venutasi a creare in città», dice l’attore che svela due “segni” che gli sono rimasti impressi durante la lavorazione dello spettacolo: «Quando mi scelsero per questo ruolo, lessi la storia dell’abate e scoprii che era l’ultimo di quattro figli e suo papà era medico, proprio come me. La seconda cosa che mi è rimasta più impressa accadde alla grotta di Lourdes: mentre pregavo, guardai la statua della Vergine e notai una specie di ombra sulla roccia. Rimasi incantato perché mi ricordava il volto di Gesù. Quel volto del Figlio accanto alla Madre è un’immagine che porterò sempre nel mio cuore».