Il Dicastero per la dottrina della fede mette ordine sui titoli per Maria. E alza alcuni paletti. L’espressione “Corredentrice” è «inappropriata» e rischia di oscurare Cristo. Poi la Vergine non è «distributore di energie spirituali»
La Madonna del Perpetuo Soccorso
C’è bisogno di fare ordine sui titoli legati al nome della Madonna. A partire da quelli “attribuiti” o rivisti attraverso presunte apparizioni mariane, nuove forme di devozione o “can-can” mediatici che istillano dubbi o creano problemi. È il senso della Nota dottrinale “Mater populi fidelis” del Dicastero per la dottrina della fede firmata dal cardinale prefetto Víctor Manuel Fernández e dal segretario per la sezione dottrinale monsignor Armando Matteo. Ottanta paragrafi, approvati da papa Leone XIV, da cui emergono alcuni “freni”: in particolare sulle espressioni di Maria “Corredentrice” e di Maria “Mediatrice di tutte le grazie” che vengono bocciate.

Inappropriato il titolo di Maria “Corredentrice”

Non va chiamata la Madonna “Corredentrice” per definire la sua cooperazione all’opera della salvezza. La Nota è drastica. «È sempre inappropriato usare» questo titolo che «rischia di oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo e, pertanto, può generare confusione e squilibrio nell’armonia delle verità della fede cristiana, perché “in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (At 4,12)». E avverte: «Quando un’espressione richiede numerose e continue spiegazioni, per evitare che si allontani dal significato corretto, non serve alla fede del popolo di Dio e diventa sconveniente». Non solo. «Non aiuta ad esaltare Maria come prima e massima collaboratrice dell’opera della Redenzione e della grazia, perché il pericolo di oscurare il ruolo esclusivo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, l’unico capace di offrire al Padre un sacrificio di infinito valore, non costituirebbe un vero onore alla Madre». 
Il documento ammette che alcuni Pontefici «hanno impiegato questo titolo senza soffermarsi a spiegarlo». E viene citata ampiamente la posizione di Joseph Ratzinger, poi futuro Papa Benedetto XVI. Nel 1996 l’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede aveva espresso il suo parare negativo perché «il significato preciso dei titoli non è chiaro e la dottrina ivi contenuta non è matura. Una dottrina definita de fide divina appartiene al depositum fidei, cioè alla rivelazione divina veicolata nella Scrittura e nella tradizione apostolica. Ancora non si vede in modo chiaro come la dottrina espressa nei titoli sia presente nella Scrittura e nella tradizione apostolica». Successivamente, nel 2002, aveva espresso pubblicamente la sua opinione contraria: «La formula “Corredentrice” si allontana troppo dal linguaggio della Scrittura e della patristica e quindi causa malintesi». Poi nella nota viene richiamato papa Francesco che «ha espresso, in almeno tre circostanze, la sua posizione chiaramente contraria all’uso del titolo di Corredentrice, sostenendo che Maria “non ha mai voluto prendere per sé qualcosa di suo Figlio. Non si è mai presentata come co-redentrice. No, discepola”».

Bocciato il titolo di Maria “Mediatrice di tutte le grazie”

Altro titolo controverso è quello di Mediatrice. L’espressione che viene “bocciata” in modo preciso è di “Mediatrice di tutte le grazie” che ha «dei limiti che non facilitano la corretta comprensione del ruolo unico di Maria. Difatti, lei, che è la prima redenta, non può essere stata mediatrice della grazia da lei stessa ricevuta. Non si tratta di un dettaglio di poca importanza, perché rivela qualcosa di centrale: che, anche in lei, il dono della grazia la precede e procede dall’iniziativa assolutamente gratuita della Trinità, in previsione dei meriti di Cristo», spiega il Dicastero per la dottrina della fede. Perciò il titolo «corre il rischio di presentare la grazia divina come se Maria si convertisse in un distributore di beni o di energie spirituali, senza un legame con la nostra relazione personale con Gesù Cristo». Del resto, aggiunge il documento, «nessuna persona umana, nemmeno gli Apostoli o la Santissima Vergine, può agire come dispensatore universale della grazia. Solo Dio può donare la grazia».
La presentazione della Nota “Mater populi fidelis” con don Maurizio Gronchi, il cardinale . Víctor Manuel Fernández  e monsignor Armando Matteo / SICILIANI

Sì all’intercessione della Vergine e alla sua vicinanza spirituale

La Nota avverte «la necessità di ricordare che l’unicità della mediazione di Cristo è “inclusiva”, vale a dire, che Cristo rende possibile diverse forme di mediazione nel compimento del suo progetto salvifico». E il Concilio Vaticano II ha sostenuto che «l’unica mediazione del Redentore non esclude, bensì suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata da un’unica fonte».  «Quando ci sforziamo di attribuirle funzioni attive, parallele a quelle di Cristo, ci allontaniamo da quella bellezza incomparabile che le è propria. L’espressione “mediazione partecipata” può esprimere un senso preciso e prezioso del posto di Maria, ma se non compresa adeguatamente potrebbe facilmente oscurarlo e persino contraddirlo». La Nota parla anche di Maria Madre dei credenti, ma sottolinea che «la maternità di Maria è subordinata all’elezione da parte del Padre, all’opera di Cristo e all’azione dello Spirito Santo».
Alla Vergine è riservata la «funzione di intercessione materna», spiega il testo vaticano citando anche Giovanni Paolo II, perché «permette di riconoscere in Cristo l’unico Mediatore tra Dio e gli uomini» e perché «tra gli eletti e i glorificati insieme a Cristo, al primo posto vi è la Madre, per cui possiamo affermare che esiste una singolare collaborazione di Maria all’opera salvifica che Cristo compie nella sua Chiesa». E la Madonna ha mostrato e mostra la sua «vicinanza materna» all’umanità. Il Dicastero tiene comunque a far sapere che «quanto detto non offende né umilia Maria, perché tutto il suo essere è riferito al suo Signore».

Maria è prima discepola e Madre del popolo fedele

La Nota ricorda che Maria è «la prima discepola, quella che ha imparato meglio le cose di Gesù». Ed è Madre del popolo fedele, che «cammina in mezzo al suo popolo, mossa da una tenerezza premurosa, e si fa carico delle ansie e delle vicissitudini». 

Il cardinale Fernández: non correggiamo la pietà popolare ma la preserviamo da espressioni forvianti

 Nella presentazione il cardinale Fernández spiega che «non si tratta di correggere la pietà del popolo fedele di Dio, che riscopre in Maria rifugio, forza, tenerezza e speranza, quanto soprattutto di valorizzarla, riconoscerne la bellezza e promuoverla». Quindi anche preservandola da devianze. Perché, sottolinea il porporato, «esistono alcuni gruppi di riflessione mariana, pubblicazioni, nuove forme di devozione» che «si esprimono intensamente attraverso le piattaforme mediatiche, risvegliando, con frequenza, dubbi nei fedeli». Così il Dicastero ha inteso identificare le espressioni che «rispondono a una devozione mariana genuina e ispirata al Vangelo» e quelle che «devono essere evitate, perché non favoriscono un’adeguata comprensione dell’armonia del messaggio cristiano nel suo insieme».
Nella presentazione Fernández racconta la genesi del documento. «La Nota risponde a numerose domande e proposte che sono giunte presso la Santa Sede negli ultimi decenni – in particolare presso questo Dicastero – circa questioni riguardanti la devozione mariana e particolarmente alcuni titoli mariani. Sono questioni che hanno suscitato preoccupazioni presso gli ultimi Pontefici e che sono state ripetutamente trattate nel corso degli ultimi trent’anni nei diversi ambiti di studio del Dicastero, come congressi, sessioni ordinarie, etc. Ciò ha permesso a questo Dicastero di disporre di un materiale abbondante e ricco che è alla base della presente riflessione». Il documento «chiarisce in che senso sono accettabili o meno alcuni titoli ed espressioni riferiti a Maria» e «allo stesso tempo si propone di approfondire i corretti fondamenti della devozione mariana, precisando il posto di Maria nella sua relazione con i fedeli, alla luce del mistero di Cristo quale unico Mediatore e Redentore. Ciò implica una fedeltà profonda all’identità cattolica e, allo stesso tempo, un particolare sforzo ecumenico».