«La speranza di radunare, nel cuore dell’Anno Santo, quanti in tutta Italia vivono l’adorazione del Santissimo Sacramento nelle cappelle parrocchiali e diocesane, sostengono con la preghiera la vita della Chiesa e accompagnano la missione del Santo Padre si è fatta realtà e riempie i nostri cuori di gioia». Lo spiega don Antonio Pitetto, dell’arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, referente della “Giornata giubilare degli Adoratori”, che ha portato in piazza San Pietro migliaia di fedeli, provenienti da varie diocesi italiane. «Ci uniscono l’amore per l’Eucaristia e il desiderio di vivere un segno di comunione ecclesiale», aggiunge il sacerdote.

Dopo l’udienza gli Adoratori hanno poi attraversato la Porta Santa della basilica Vaticana e nel pomeriggio, a San Paolo fuori le Mura, dopo l’adorazione eucaristica, partecipano alla messa presieduta dal cardinale Angelo Comastri.

Numerose inoltre le diocesi che continuano ad “approfittare” dell’appuntamento settimanale del Pontefice con i fedeli di tutto il mondo per farvi coincidere il pellegrinaggio giubilare. Ben sette quelle francesi, tra cui l’arcidiocesi di Marsiglia guidata dal cardinale Jean-Marc Aveline, e otto quelle tedesche. Tra queste l’arcidiocesi di Colonia con circa mille persone accompagnate dal cardinale Rainer Maria Woelki. Tra gli altri porporati presenti l’italiano Giuseppe Versaldi e il gesuita peruviano Pedro Ricardo Barreto Jimeno. Circa 50, inoltre, i vescovi presenti.

Dalla diocesi svizzera di Grenoble-Vienne padre Gilles-Marie Lecomte, insieme con il gesuita Laurent Basanese — capo ufficio del Dicastero per il Dialogo interreligioso —, ha accompagnato fedeli delle comunità musulmana, ebrea, buddista e cattolica presenti nel territorio diocesano. «Raccogliere sotto lo sguardo di Dio varie confessioni religiose non ci ha permesso di varcare fisicamente la Porta Santa, ma si è aperta quella del cuore», commenta Lecomte, sottolineando il carattere «riconciliante» dell’iniziativa, anche tra «chi ha visioni contrapposte».

Nel giorno della memoria liturgica di san Giovanni Paolo II, Jozef e Marek Popiełuszko, rispettivamente fratello e nipote del beato Jerzy Popiełuszko, hanno portato in piazza San Pietro una reliquia del prete polacco ucciso nel 1984, a 37 anni, per mano dei servizi di sicurezza comunisti in Polonia. Hanno anche chiesto a Leone XIV di benedire la prima pietra del museo che sarà edificato a Okopy, villaggio nativo del sacerdote martire. Sempre a lui Wlodzimierz Redzioch ha dedicato un libro — presentato oggi al Pontefice —, scritto insieme a Grzegorz Górny, con presentazione del cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei santi. Il teologo statunitense Robert Imbelli ha donato al Pontefice il volume Christ brings all newness, contenente saggi, recensioni e riflessioni da lui scritti. Inoltre ha consegnato al vescovo di Roma la lectio magistralis dal titolo “In illo Uno-Christo Eucharistico-Unum: esplorazioni in vista di una Cristologia eucaristica”, con cui domani apre l’anno accademico dell’Angelicum. «Partendo dal motto del Papa ho aggiunto il tema della centralità di Cristo nell’Eucaristia», spiega il sacerdote che festeggia i 60 anni di ordinazione.

Al termine dell’udienza il Pontefice ha benedetto il crocifisso proveniente dal santuario di Recco, in provincia di Genova. Sul capo del “Cristo delle Grazie”, Papa Prevost ha ripetuto il gesto dell’imposizione della corona d’oro, come avvenne il 24 luglio 1998 dopo che Leone XIII, il 20 aprile precedente, con una bolla, lo aveva riconosciuto come miracoloso.