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La notte da cui devo uscire con una certa urgenza è quella di una vita incolore, senza significato, priva di sapore, piatta, banale, spenta, abitudinaria…
Arrivismi, particolarismi, personalismi, puntigliosità, invidie, litigiosità, beghe meschine, suscettibilità, competizioni sciocche… costituiscono altrettante forme di sonno, se si tiene conto dei grossi problemi dell’umanità come la salvezza delle anime, l’annuncio a tutti della Buona Novella del Vangelo e se ravviviamo la consapevolezza che siamo stati scelti, eletti, amati dal Signore per dedicare tutte le nostre energie e forze e tempo per questa missione.
Per superare subito la tentazione che per colpa altrui non siamo nella possibilità di svolgere la missione, facciamo memoria che siamo chiamati prima di tutto a manifestare il volto di Dio che è comunione e amore e che continua ad amare, nonostante il mistero del male e le infedeltà, ingratitudini e incoerenze degli uomini, cominciando dalle nostre.
Inoltre come apostoli-consacrati, soprattutto, non dovremmo vergognarci della sapienza del Vangelo (la salvezza si manifesta sempre sotto i segni della povertà, piccole, prove) e non dovremmo comportarci da nemici della croce di Cristo: dato che la legge fondamentale della carità, vita comunitaria e missione è la croce (fatica, prove, tribolazioni, contrattempi, contrapposizioni…), se non rimaniamo nella Parola e nell’amore di Cristo, soccombiamo, ci ritiriamo, borbottiamo, ci lamentiamo…
Ci sono dei cristiani che non riescono ad essere tali se non “contro” qualcuno o qualcosa. Mai per. Sempre contro. Non riescono a condurre la giornata senza lamentarsi, innervosirsi, lottare, criticare o lottare contro qualcuno o qualcosa… altrimenti non vivono.
Ci sono dei cristiani e anche preti e consacrati (ricordiamo le divisioni di Corinto come oggi) che pare sentono di essere stati chiamati a svolgere la missione irresistibile alle frammentazioni, ai particolarismi, ai settarismi, agli esclusivismi…
Il vezzo di esprimere indignazione, lagnarsi, fare dichiarazioni sconfortate e sconfortanti, oltre che allarmanti (ma che non allarmano più nessuno)
Stendere diagnosi impietose, patire piangere sui mali e le colpe (naturalmente altrui)
E rimangono tranquilli in questo stato d’animo per anni e anni, senza confessarsi o pentirsi dimenticando che i credenti che manifestano questi sentimenti e atteggiamenti sono i veri nemici della vita nuova del Vangelo, dello spirito di comunione della Trinità e sono, infatti, definiti dalla Parola di Dio e da Cristo stesso, stolti, empi, degeneri, empi, “testardi di mente e tardi di cuore nel capire…”.
Occorre accorgersi (approfittare dei tempi forti di grazia) che occorre “gettar via le tenebre…”: intrighi, compromessi, ricerca di privilegi, pregiudizi (proiettare le nostre piccole categorie al grande mistero della vita, fede, missione); cuore appesantito da banalità, inconsistenza, vanità; fede caratterizzata da un’esistenza distratta, dissipata, frammentata, incapace di riconoscere i segni dei tempi, di vivere il kairos (la presenza salvifica del Cristo con l’opera santificatrice dello Spirito) liberante, stimolante. Ci si limita a lasciarsi condurre dal kronos (tempo che passa ed è effimero) che inquieta e rende nervosi e agitati…