
E’ stato il Nuovo Testamento a elevare la parola “adorazione” a questa dignità che prima non aveva. Ogni volta che nel N.T. si tenta di adorare qualcuno che non sia Dio in persona, o Gesù cristo, la reazione immediata è: “Non farlo! E’ Dio che si deve adorare” (Cfr. Ap 19,10; 22,9; At 14, 13s). L’adorazione è l’unico atto religioso che non si può offrire a nessun altro nell’intero universo, neppure alla Madonna, ma solo a Dio. E’ qui la sua dignità e forza unica.
Ma in che consiste propriamente e come si manifesta l’adorazione? E’ intuizione della grandezza, maestà, bellezza, e, insieme, della bontà di Dio e della sua presenza che toglie il respiro. Nell’adorazione si anticipa già il ritorno di tutte le cose a Dio. Adorare Dio significa ormai unirsi, nello Spirito, a Gesù Cristo che è perfetto adoratore del Padre, il “grande mistero della pietà” (1Tim 3,16). L’adorazione cristiana è dunque trinitaria. Lo è nel suo svolgersi e nel suo dinamismo, perché è adorazione resa “al Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo” e lo è nel suo termine, o oggetto, perché è adorazione resa insieme “al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo”.
Bisogna rimettere in onore nella nostra cultura occidentale e nei nostri ambienti religiosi, il senso dell’adorazione di Dio. L’evangelizzazione, l’apostolato più efficace è quello che nasce dall’adorazione e conduce all’adorazione. Gli uomini hanno bisogno di un contatto vivo con Dio, non solo di parole su Dio.
E’ significativo che all’inizio dell’evangelizzazione in Europa troviamo queste due parole: “China umilmente la testa e adora”. Quanto sarebbero da ripetere oggi queste parole anche nei nostri ambienti: “China umilmente la testa, fiero europeo (fiero consacrato, presbitero, cristiano) e adora! Brucia i tuoi idoli che ti stanno facendo tornare al paganesimo da cui un giorno faticosamente uscisti”.“ Temete Dio, dategli gloria… Adorate colui che ha fato cielo e terra” (Ap 14,7) e sperimenterete e manifesterete pace duratura, profonda che contribuisce a risanare i mali del mondo.