Fratelli e sorelle, oggi sento forte nel cuore il bisogno di parlarvi di una compagna silenziosa ma potente. Non fa rumore, non si impone, eppure senza di lei non si cammina. Si chiama speranza. E vi confesso… è una parola che mi emoziona sempre. Perché è fatta di cielo, anche quando tutto intorno sembra cenere.

Speranza non è ottimismo. Non è il pensiero positivo che ci sforziamo di mantenere quando le cose vanno male. No. La speranza è più profonda. È quella forza invisibile che ci tiene in piedi quando tutto ci dice di cadere. È come una voce che ci sussurra, quando il buio sembra avere l’ultima parola: “Aspetta, non è finita. C’è ancora luce da qualche parte.”

Quante volte, nella mia vita, ho sentito venir meno la fiducia. Quante volte ho pianto davanti a un altare vuoto, senza risposte. Ma ogni volta, Dio ha fatto sbocciare in me una piccola scintilla. Una parola, un gesto, un abbraccio, un bambino che ride, un anziano che prega… ed ecco che la speranza tornava. Magari non gridava, ma c’era. E questo bastava.

Speranza è credere che anche i deserti fioriscono. È vedere una tomba e sapere che il Risorto ha già vinto la morte. È sapere che il dolore ha un tempo, ma l’amore è eterno. È continuare a seminare anche quando non si intravede alcun raccolto.

Ci sono persone che vivono da anni in silenziosa speranza. Le mamme che ogni sera pregano per i figli che si sono allontanati. I malati che sorridono anche con la chemio attaccata al braccio. I poveri che condividono quel poco che hanno. I sacerdoti che ogni giorno, anche nel dubbio, salgono sull’altare per spezzare il Pane della Vita.

Speranza è questo: credere nel bene anche quando il male fa più rumore. È scegliere la luce anche quando tutto grida oscurità. È continuare a perdonare anche se il cuore sanguina. È credere che Dio non ha mai detto l’ultima parola, perché la sua ultima parola è sempre Amore.

Fratelli miei, teniamoci stretta questa speranza. Non lasciamola scivolare via. Custodiamola nel cuore come si custodisce una brace accesa nella notte. E quando qualcuno accanto a noi sarà stanco, portiamogli un po’ della nostra speranza. Basta anche una briciola, sapete? Perché la speranza è contagiosa. Si moltiplica, si espande, si dona. E quando viene condivisa, cambia il mondo.

Non importa se oggi ti senti smarrito, se pensi di non farcela, se credi che Dio sia lontano. Ricorda: finché c’è speranza, Dio sta già agendo in te.

E allora alziamoci, fratelli. Camminiamo. Anche a piccoli passi. Perché la speranza è come l’alba: anche se il cielo è ancora scuro, lei sta già arrivando.

E io vi dico, con tutto il cuore: non arrendetevi mai alla disperazione. Siate custodi della speranza, artigiani della luce, sentinelle del mattino.

Con affetto,

don Cosimo Schena