
Ecco perché non possiamo che accogliere con gioia ed entusiasmo culturale e civile la pubblicazione di due imponenti libri su Ernesto Buonaiuti. Il primo, dell’editore Gabrielli, Ernesto Buonaiuti. Biografia e antologia, a cura di Pietro Urciuoli (pagine 578, euro 40,00); il secondo, edito da Marsilio, Ernesto Buonaiuti. L’essenza del Cristianesimo, a cura di Enrico Cerasi (pagine 672, euro 55,00). Entrambi sono composti da un’ampia introduzione e da una molto più voluminosa parte antologica con testi di Buonaiuti. Le Introduzioni, oltre a ricostruire la biografia umana e intellettuale di Buonaiuti, ci offrono anche l’interpretazione che Urciuoli e Cerasi fanno della figura e dell’opera del sacerdote e professore romano. Letture diverse, selezioni di testi diversi, due libri estremamente utili, ben curati, di profittevole lettura. L’antologia di Cerasi si compone di pochi lunghi testi della prima parte dell’attività di Buonaiuti (dalle Lettere di un prete modernista a Gioacchino da Fiore). Una selezione non facile, data la sterminata produzione letteraria di Buonaiuti. Il libro di Urciuoli, invece, fa una scelta diversa: riporta oltre una sessantina di brani, articoli o parti di libro, in rigoroso ordine cronologico, dal primo del 1901 ad alcuni testi postumi di fine anni ’40.
Dopo il Vaticano II, la scomunica è, nella sostanza, tramontata insieme alla Christianitas, alla Chiesa della Controriforma, alla Chiesa del potere e dei vescovi principi, che legava e scioglieva in ogni luogo, nei fori esterni e in quelli interni. La Chiesa oggi è già altro da molto tempo. È simbolo e sacramento di un altro mondo, di un regno di misericordia, dove le persone vengono prima delle loro idee – è questo il senso vero del principio “la realtà è superiore all’idea” –, a ricordarci che nessuna persona concreta deve venire dopo le sue idee. Lo abbiamo imparato con molta fatica, e non dobbiamo dimenticarlo più. Tutti sappiamo che i tempi della Chiesa sono lenti. Ma in certi momenti la corsa del tempo è diversa, accelera, e non si può più aspettare, pena uscire dal soffio (ruah) buono della storia.
Più in generale, a Buonaiuti interessava riscoprire l’Essenza del cristianesimo, come recita il titolo di due sue conferenze nel 1921, sempre in quell’anno decisivo, che per il professore romano si trova in questo: «Tutto il vangelo è racchiuso in questa parola con cui si apre la predicazione messianica del Cristo: “Convertitevi, perché il regno di Dio è imminente”». E ancora: «Il cristianesimo è essenzialmente un rovesciamento e un capovolgimento dei valori che nella vita normale degli uomini sono i più apprezzati. Tutto il Vangelo, dalla prima parola all’ultima, è basato sulla speranza del Regno. La basileia, il Regno di Dio, è il motivo più familiare della predicazione di Gesù». E poi si chiedeva, con tono retorico: «L’essenza del cristianesimo si è conservata attraverso i secoli, o noi ci siamo definitivamente allontanati dal messaggio cristiano? Non avremmo noi per caso rovesciato il rovesciamento, e non saremmo tornati allo stato anteriore al rovesciamento cristiano?».
Concludo riportando una delle sue pagine più belle. La troviamo alla fine del suo monumentale trattato sulla Storia del cristianesimo, pubblicato nel 1943, tre anni prima della sua morte, che ha il sapore, la solennità e la forza di un testamento spirituale: «Noi ti invochiamo, innanzitutto, o Padre. Accattoni noi siamo tutti indistintamente. Noi torniamo pertanto a te. Affretta il tuo trionfo perché la nostra vita si è consumata nel desiderio della Tua giustizia. Sappiamo che tu ci attendevi al nostro ritorno: il ritorno di accattoni. Raccoglici nella pace del Tuo perdono e della Tua grazia e che i nostri occhi non dimentichino più la legge eterna del Tuo vangelo che è tutta nel segno di una croce, proiettata su tutta la sconfinata sofferenza e su tutta la sitibonda speranza dell’universo: o crux, ave spes unica!».