“Ogni dono di Dio, per chi lo riceve, diventa una responsabilità, perché deve trafficare questo dono di Dio. Ed è dato a noi sempre per gli altri. La nostra vita è per gli altri.  Ed è tanto vita salvata per noi, quanto è data per gli altri. Chi vive per sé perde tutto. Diventa peggio del fumo. Chi vive per gli altri, donando la sua vita, questi diventa grande. Questi valorizza il tempo e l’eternità!.

Sono parole di Don Stefano Lamera, sacerdote della famiglia paolina, le cui meditazioni Amalia ha fedelmente trascritto per oltre 30 anni, e che si leggono nell’ultima copia del foglio “Ancilla Domini”, che puntualmente, con materna premura, mi inviava. In queste parole, mi sembra davvero di potere leggere il suo testamento spirituale. Amalia non scriverà più, ma quello che più conta, al termine della nostra vita, è, come ebbe a dire Papa Benedetto XVI: “ciò che avremo scritto nelle nostre anime immortali”. E’, quindi, ciò che la nostra sorella lascia scritto, in modo indelebile, nei cuori di tutte le persone che hanno avuto, per disposizione della Divina provvidenza, la grazie di incontrarla e condividere con lei un pezzo di questo faticoso ed incerto cammino che è il nostro pellegrinaggio su questa terra.

La notizia della sua morte improvvisa, lo scorso 6 dicembre, ci lascia certo smarriti, come quando viene a mancare una mamma, una sorella, una maestra di vita, una testimone preziosa e credibile. Nel contempo, tuttavia, ci accompagna una grande serenità, unita alla certezza di aver acquistato, presso Dio, qualcuno che penserà e intercederà per noi.

La sua formazione cristiana comincia in famiglia, a Talana, in un ambiente profondamente credente, che darà alla Chiesa ben tre vocazioni religiose ed una nel ministero ordinato del diaconato permanente. Prosegue in parrocchia, alla scuola di quel santo sacerdote che fu Don Emanuele Cabiddu, parroco di Santa Marta negli anni della sua giovinezza, grande formatore di anime, per il quale Amalia conserverà sempre grande venerazione e gratitudine.

In seguito, durante il periodo degli studi magistrali a Cagliari, presso l’asilo della marina, ebbe modo di conoscere ed entrare in confidenza con Suor Teresa Tambelli, la venerata madre dei piccoli abbandonati di Cagliari, per la quale oggi è in corso la causa di beatificazione, prosecutrice del’opera della Beata Suor Giuseppina Nicoli.

Decisiva, però, fu senza dubbio, per la sua crescita umana e spirituale, l’incontro con la famiglia paolina, fondata dal Beato giacomo Alberione e, in particolare, con Don Stefano Lamera, ardente apostolo della santità sacerdotale, con cui diede vita all’Associazione “Ancilla Domini”, per cura e assistenza spirituale e materiale dei sacerdoti.  Questa associazione laicale, ispirata agli insegnamenti sulla donna associata allo zelo sacerdotale, del fondatore della stessa famiglia paolina, fu approvata dal Vescovo di Trieste Eugenio Ravignani il 1 giugno 1997.

In questo nuovo compito, Amalia profuse, senza risparmio, le sue grandi doti di mente e di cuore. Il sacerdote era davvero per lei “Alter Christus”, per il quale pregare ed offrire letteralmente la vita. Certamente Amalia ricordava l’esempio di S. Teresa di Gesù Bambino, che in una lettera a sua sorella Celina  scrisse: “Sento che Gesù chiede a noi due di calmare la sua sete dandogli anime, soprattutto anime di sacerdoti; Celina, preghiamo per i sacerdoti, sì, preghiamo per loro! Consacriamo a loro le nostre vite!Dobbiamo formare quest’anno molti sacerdoti che sappiano amare Gesù! Celina carissima, ciò che devo dirti è sempre la stessa cosa: preghiamo per i sacerdoti”. La santa diceva che era entrata nel Carmelo “per salvare anime e soprattutto per pregare per i sacerdoti”.

Anche Amalia per i sacerdoti pregava, di giorno e di notte…

Per loro preparava da mangiare, li visitava quando erano malati, offriva una fattiva r costante collaborazione in tutte le iniziative di apostolato, faceva penitenza e faceva celebrare SS. Messe quando il Signore li chiamava a sé. Era per loro una vera madre, la collaboratrice che tutti vorrebbero avere in parrocchia, la consigliera saggia che sapeva giudicare, con la luce di Dio, persone ed avvenimenti.

Non bisogna però credere che Amalia fosse una persona triste e poco socievole, al contrario, aveva sempre la battuta pronta, in grado di smorzare situazioni di tensione o di imbarazzo, e di ristabilire un clima sereno e costruttivo. La sua intelligenza acuta era sempre aperta alla relazione con l’altro, all’amicizia sincera e disinteressata, all’attenzione che sapeva intuire e prevenire, con premura, le necessità dei fratelli.

La sua singolare testimonianza di totale corrispondenza alla Grazia e di amore appassionato alla Chiesa e ai sacerdoti, non può essere dimenticata, merita di essere conosciuta, per la gloria di Dio e l’edificazione della Chiesa. In questo anno in cui la Diocesi d’Ogliastra festeggia e celebra i 200 anni dalla sua fondazione, sono convinto che uno dei frutti più belli della nostra santa e amata Chiesa sia proprio la vita totalmente donata di Amalia Usai.

 Nel suo feretro ho voluto deporre una stola e un purificatoio, in segno di gratitudine, a nome di tutti i sacerdoti, per cui lei si è offerta senza risparmio, come una vera madre, perché come scrive P. Francisco Javier de Igarzàbal, sacerdote dell’istituto del Verbo Incarnato: “Quando un sacerdote viene ordinato, il vescovo unge le sue mani con il santo crisma a dimostrazione della sua particolare partecipazione al sacerdozio di Cristo. in seguito queste mani unte con il santo crisma vengono pulite con un purificatoio fatto con un tessuto di lino che viene offerto alla madre del nuovo sacerdote. La madre del sacerdote deve conservare questo purificatoio fino al giorno della sua morte per poi essere seppellita con esso. Secondo questa antica tradizione, quando la madre si presenterà davanti al tribunale divino e Cristo la interrogherà dicendo:”Ti ho dato la vita. tu che cosa mi hai dato?”, lei presenterà il purificatoio e dirà: “Ti ho dato mio figlio come sacerdote”. E per questo Cristo avrà particolare misericordia verso di lei”.

Il Giorno delle sue esequie abbiamo pregato, al termine della liturgia, le consuete invocazioni: “Venite Santi di Dio, accorrete Angeli del Signore, accogliete la sua anima e presentatela al trono dell’Altissimo!”.

E lei, carissima Signorina Amalia, davanti a quel trono di Grazia e di Misericordia, si ricordi dei suoi cari e amatissimi figli sacerdoti!

Siamo sicuri che lo farà, perché lei è una persona che tiene fede alle sue promesse.